Sindrome dell’Intestino Irritabile

ibs-5308379_640La sindrome dell’intestino irritabile o IBS, un tempo conosciuta come “colite spastica” o “colon irritabile”, è un disturbo gastrointestinale funzionale molto diffuso, interessando circa il 15% della popolazione mondiale ed il 20-40% della popolazione italiana con una prevalenza nel sesso femminile. È caratterizzata da una serie di fastidi che riducono fortemente la qualità di vita della persona che ne soffre.

Si possono avvertire:

  • disagio o dolore addominale che in genere tende a ridursi dopo la defecazione
  • stitichezza o diarrea o entrambe (alvo alternato)
  • gonfiore intestinale
  • meteorismo
  • crampi
  • secrezione eccessiva di muco
  • alterazione della consistenza delle feci e della frequenza delle evacuazioni
  • cefalea
  • stati di ansia e depressione.

La diagnosi deve essere effettuata sempre dal medico, in quanto, la sintomatologia è comune a tante altre patologie organiche (i sintomi sono sovrapponibili), si raccomanda, quindi, di evitare il “fai da te” e di rivolgersi al proprio medico.

Esistono dei criteri diagnostici in grado di definire con accuratezza la patologia e, soltanto dopo, si potrà intervenire anche dal punto di vista nutrizionale che, nel caso del trattamento della sindrome dell’intestino irritabile, è molto importante per la riduzione dei disturbi.

La causa dell’ IBS è sconosciuta, si ritiene che i fattori che possano concorrere all’inasprimento dei sintomi siano diversi:

  • ansia
  • stress
  • infezioni intestinali
  • intolleranze alimentari
  • errati stili di vita
  • alterazione della motilità intestinale

Come intervenire dal punto di vista alimentare?

Il trattamento dovrà essere necessariamente personalizzato sul paziente. Il nutrizionista incaricato dovrà tenere conto di tutta una serie di fattori compresi quelli psicologici.

Il diario alimentare è uno strumento molto utile che permette di capire se il disturbo sia legato ad una alimentazione scorretta o se qualche alimento consumato nel quotidiano non sia effetivamente tollerato dalla persona.

Da recenti studi è emerso che, controllando l’assunzione di alcuni zuccheri a catena corta, i FODMAPs (Oligosaccaridi, Disaccaridi e Monosaccaridi Fermentabili e Polioli), possono migliorare i sintomi in gran parte delle persone affette da questo disturbo.

Vediamo in dettaglio quali sono i FODMAPs :

  • Lattosio, disaccaride presente nel latte;
  • Fruttosio, monosaccaride presente nella frutta, verdura, miele ed in alcuni dolcificanti;
  • Fruttani che causano la maggior parte dei disturbi, sono oligosaccaridi presenti in legumi, cereali e verdure;
  • Galattani, oligosaccaridi presenti soprattutto nei legumi;
  • Polioli, zuccheri presenti nella frutta, verdura, dolcificanti.

La dieta a basso contenuto di FODMAPs è stata sviluppata da un gruppo di ricercatori della Monash University di Melbourn, è un regime alimentare povero di sostanze fermentanti, pertanto, consigliata per trattare questa sindrome.

Il protocollo prevede due fasi: una di eliminazione, dove viene ridotto al massimo il consumo di alimenti ricchi di FODMAPs per circa 15-30 giorni. La  seconda fase è quella di reinserimento graduale degli alimenti esclusi precedentemente che permetterà di capire quale sia la quantità e la frequenza tollerata dalla singola persona e la durata di questa fase è variabile.

La dieta a basso contenuto di FODMAPs non può essere improvvisata, deve essere seguita secondo le indicazioni del nutrizionista.

 

Sindrome dell’Intestino Irritabileultima modifica: 2021-03-05T18:14:08+01:00da bionutri
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